Desolation report One

… è questo il mio quartiere, sono nato qui a pochi metri di distanza, in un ambulatorio veterinario … troppo distante da qualsiasi ospedale … del resto questa vita “regalata” è molto simile a quella di bestie in gabbia … come in uno zoo senza barriere, vivo, viviamo tutti i giorni, in cerca un po ovunque … ovunque nel mio quartiere di fabbriche vuote vissuto da pochi fantasmi che si avventurano in giro … basta guardare come si è trasformata Queen Street, mia madre raccontava che un tempo quasi ci si vergognava di passeggiare sui suoi marciapiedi, senza aver un duro in tasca … piena di gente affollata davanti a vetrine, nessuno che notasse il tuo colore o la tua diversità, certo tutti intenti ed eccitati al cospetto di quelle luci e musiche ed odori. Ora sembra ed è una strada di un quartiere che sta per essere raso al suolo probabilmente per far nascere un mega centro commerciale periferico. Tutto questo rattristisce continuamente noi che ci viviamo e che passiamo ogni giorno da quella che fu la main street del nostro downtown. Ecco la vera ragione di tutta questa desolazione, la paura di cadere ancor di più nella depressione che regna negli status vitali di tutti noi.

Inutile aumentarne la portata.

Non è nemmeno eccessivamente sporca per il suo abbandono, butti giù una porta e nessuno ti dice niente, anzi se possono vengono dentro a sbirciare, ma non c’è niente dentro al niente. Solo le idee e le speranze svanite di chi ci viveva o lavorava.

Comunque non è la mia visione pessimistica della vita in questo quartiere, basta prendere un bus per arrivare dopo un po in città, quella vera. Ma allora perchè rimaniamo, tutti quei pochi che siamo, qui?… perchè continuiamo a muoverci come fantasmi accennando saluti con la testa al passaggio di qualcuno … e i bambini dove sono…? Qua non esiste nemmeno più la droga, tutto finito, pusher polizia ladri e assassini, tutti via, tutti via. Perchè continuiamo a rimanere qui? siamo forse poeti dell’abbandono, ispirati dalle occhiaie vuote degli edifici od emozionati alla vista di un randagio che scondinzolando incontra finalmente un umano …? Forse siamo qui per il vento nel silenzio rotto solo da qualche eco lontana, che regna sovrano tra strade e vicoli.

C’è chi passa intere giornate in silenzio, senza incontrare nessuno, ci si avventura in qualche angolo mai visitato in cerca di qualche porta mai sfondata, nella speranza di trovare qualcosa di vendibile … nessuno paga bollette qua, ed in effetti finita la luce del giorno, rimane la sola illuminazione stradale o almeno ciò che rimane di essa … dove si abita andiamo avanti a generatori e candele e fuochi; in compenso si possono lasciare sempre aperte le porte, nessuno ruba a nessuno qui. quando arriva qualche apolide della vita, presto si accorgerà da solo delle regole silenziose che tutti rispettiamo. non ci sono soprusi ne violenze, ad esclusione di qualche litigio passeggero … la nostra comunità fantasma vive in pace. esiste un unico luogo vissuto in comune, dove appunto e non si sa per quale ragione, un generatore fornisce l’energia necessaria per un quasi locale: una tv accesa ventiquattro ore su ventiquattro, un bar rifornito miracolosamente ed un piccolo palco dove chi vuole può fare tutto ciò che crede meglio. li ci ritroviamo e dividiamo in una sorta di rito sacro, quel che abbiamo. Alla domenica mattina un tipo che si fa chiamare reverendo, intona dei salmi come in un gospel fantasioso e ringrazia il Creato per quello che offre a tutti noi, che non abbiamo niente ma abbiamo la pace … parla delle antiche scritture ma senza la presunzione di calare dall’alto una fede che a priori dovremo avere, lui parla di speranza senza negare l’inferno su questa terra. La maggioranza di noi approva pur essendo atea, infedele ed anarchica. Mai capito come il reverendo abbia carpito attenzione ed interesse per le sue parole.

In quanto a me posso dire che leggo, anzi mi trasferii a suo tempo in una piccola biblioteca di non so quale associazione, organizzai lo spazio in abitabile, lasciando libri e scaffali intatti, avendo occupato questo luogo per primo.

non cercateci inutilmente, se vogliamo non ci faremo mai trovare, in silenzio ascoltando il rumore di un auto che si aggira quasi spaventata avendo sbagliato strada. aspettiamo che passi e ritorniamo alle nostre faccende. a turno dall’unico accesso al barrio, osserviamo quali sono i movimenti in avvicinamento, nella paura che un giorno, forse domani, arrivino i bulldozer per radere al suolo tutto, come bombardamenti di guerra … dove andremo? riusciremo a sopravvivere in un altro ambiente? nessuno di noi vuole la carità di nessun altro a meno che non sia un regalare spontaneo e naturale … cosa rara di questi tempi.

… ma il momento più orribile, il momento più vero arriva al risveglio con una domanda: perchè rimango qui? … tutte le mattine nello stesso momento, appena la coscienza si desta con il suo: ehi siamo di nuovo qua, il non ricordare è passato, sono ancora qua e tutta la merda ritorna a livello gola. Errori e sensi di colpa creati poi da non si sa quale superiore giudizio personale, assalgono la testa, quasi impedendo di farti agire, risolvere e superare gli ostacoli. molte volte penso che non morirò mai tale è la forza ripetuta nel tempo, di questa negatività che assale come una marea, ineluttabile e cosmica. Questo è il male? il demone che ci portiamo dentro? ognuno ha il suo?…ecco buongiorno come state? così ha inizio un altro numero di ore da vivere con lo stesso spirito.

… e così è …!

Desolation report One

2015

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