Vetrine luci rosse 1980 gli occhi di Amsterdam, canali di piscio drogato le vene della Disneyland liberatoria, da mastri bottegai i governi olandesi che si sono succeduti nel tempo, in epoca “moderna” hanno cosi contenuto a freno disordini e malcontenti vari (Provos, qualche anno prima, fece un bel casino culturale e sociale). Crocevia di clandestinità varia, si entrava facili in Olanda, ci si facevano buoni affari e si tornava via, felici e tranquilli, quasi. Qualche volta un po’ di rischi si dovevano spendere in tutti i suoi gradi: fuga veloce, palle ferme, diplomazia, non considerazione, bluff comportamentali, depistaggi a tutti i livelli … resistere a tutte le droghe almeno fino a non dover rivelare la propria vera identità … arrivavi ad Am attaccavi con quello che trovavi per ripulirti dal surplus paranoico della nazione di provenienza … un giorno massimo due di “autoterapia”, e tornavi nuovo… l’importante era essere da soli, senza fardelli affettivi al guinzaglio, o altrimenti essere con propri simili sganciabili sempre e comunque … uniche attrezzature con sé: un coltello e un idea di deriva metropolitana da seguire senza remore ne ripensamenti; nord sud est ed ovest, finché piedi non dolgano e finche la necessita di cibo non fosse reale … riempirsi gli occhi e la testa sempre di stimoli e paesaggi nuovi, mescolando casualmente e poi con cognizione, percorsi emotivi. A sera si rientrava nei ranghi, concerti di tutti i tipi, avventure più o meno gradevoli e sempre tanta ma tanta droga … acidi caldissimi e fumi incredibili, speed e mescaline come centrali elettriche … compagnie casuali interessanti o meno dai racconti di vita da tutto il mondo … ogni tanto a fine mattinata relax the e fettone di torte alla maria … Van Gogh che mi faceva sempre piangere davanti ai suoi quadri, quando entravo davvero nella tela, museum di arte moderna con le loro caffetterie piene di tranquillità e calore, studentesse e straniere occhieggianti … avventure nei cessi consumate senza parole … gay che ti seguono …
Vetrine … vetrine a luci rosse, ti fermi davanti e cerchi di capire chi c’è dietro quegli sguardi invitanti, vestiti di pelle o pizzi e merletti. Una di loro, Lara, uguale a Siouxe dei Banshees, mi invitò ad entrare da lei gratis … diventammo amici non interessati a consumare sesso ma a viverlo con amore insieme … mi portava in feste private su barconi o posti assurdi sui dock o fuori in periferia. Questi erano i serragli solo per i Nederlandesi e invitati, pochi e discreti essendo ospiti a tutti i livelli … nessun freno, nessuno che ti dicesse questo è bene e questo è male … musica a volumi impossibili, gente che teneva banco parlando non so di cosa … barman seminudi e seminude che preparavano dei cocktail esplosivi a suon di musica, tanta gente quasi appiccicata in una onda composita, sensuale e umidamente calda che ti invitava a spogliarti senza problemi, strusci e carezze, baci …
praticamente ne uscivi al mattino completamente sicuro di avere vissuto un sogno psichedelico e forte nelle sue tinte … così come ci eravamo incontrati ci perdemmo dolcemente tra i canali e i libri. Lara.
Andare in treno fino ad Amburgo, fu bello solo nel viaggio andata e ritorno, perché arrivato ad Amburgo, iniziai ad avere delle sensazioni forti e negative, probabilmente a causa di qualcosa nella notte precedente che mi restituì cattivo sangue, la stazione e dintorni erano tipicamente simile ad altre stazioni nordiche ma dopo qualche ora in perlustrazione dei dintorni, ero già in attesa del treno per la strada di ritorno… non ero pronto per St. Pauli, forse perché non avevo un buon feeling con i germanici, qualche giorno prima dei motociclisti tedeschi a forza mi portarono a bere in una MC house Hell’s Angels … mi risultarono troppo tipici … mi insospettii la loro rude gentilezza = volevano piazzare degli acidi non buoni … gioco forza ne presi alcuni xké non costavano tanto e mi levai dalle palle da quella situazione pesantuccia … da lì a poco, ripartii con il carnevale nordico orgiastico fra vichinghi e vichinghe biondissimi consumatori di ettolitri di birra … comunque, andiamo avanti … dicevo dei tedeschi, ma quegli altri, quelli della maggioranza che non mi tiravano un granché e del resto ancora non avevamo vinto la coppa dell’ 82…!!!! tornato alla stazione di Am.. di filato a letto finalmente nascosto dal fuori troppo ossessivo, almeno in quel giorno, coperto completamente dal sacco a pelo … dormivo ospitato dove lavoricchiavo. La mattina mi vennero a svegliare molto gentili e comprensivi del brutto viaggio mentale che avevo fatto … sapevano sempre tutto di dove ero stato con chi mi ero visto, ma in modo non invadente mi facevano sapere che era tutto ok, quasi angeli custodi invisibili … facevo lavoretti in questa palazzina ostello chiamata Fat City Hall, commissioni e pubblicità in piazza stazione distribuendo un infinità di flyer … avevano contraddistinto i singoli pacchi con un numerino e cosi sapevano che ero stato io, o un altro, a portare un nuovo ospite all’ ostello.
Diviso fra maschi e femmine, aveva delle grandi camere con letti a castello comodi e puliti (abbastanza), la cucina nel piano ammezzato con le camere del personale e al pian terreno un box reception e la caffetteria… la domenica mattina i primi eravamo noi ad assaggiare come era venuta la mega torta di maria e mele … squisita è un aggettivo che non rende … perché di domenica? … perché era il giorno libero e soprattutto a causa della torta, che appena iniziata a digerire, ti avrebbe portato non so dove con la testa e con il corpo ma sempre tranquillamente bene. Fisicamente avevo preso l’abitudine di andare sulle dune affacciate sul mare del nord … bicicletta … kilometri … il vento impetuoso e freddo sempre …
tornando all’alloggio, i primi due giorni, appena arrivato, non riuscii a dormire, anche perché erano camerate da porto di mare … un via vai per tutta la notte, continuo … poi ci si abituava e anzi, tutto quel tramestio di sottofondo, aiutava l’addormentarsi … qualche ospite che ti conosceva, durante il weekend a qualsiasi ora e soprattutto tedeschi, fusi completamente, ti svegliavano calorosamente salutandoti con un tiro chilometrico di coca e alcuni si offendevano se non tiravi …
insomma un tour de force continuo … anche durante le escursioni mattutine mi portavo i flyer a giro e li consegnavo a chiunque e ovunque … attaccavo bottone su tutto e con tutti. Davvero molto socievole e sorridente ma attento … stavo simpatico anche a una banda di skinhead e ogni volta che passavo fuori dal loro ritrovo mi invitavano ad entrare per farmi una birra … Disneyland ovunque e sempre e comunque … mi piaceva fare di tutto per non rimanere invischiato negli anni di piombo, mi piacevano le occupazioni e i loro locali, mi piacevano le birre, mi piacevano le droghe che giravano di quei tempi… questo ciò che si viveva in Europa all’epoca …